cuore

 

I pazienti affetti da cardiopatia, in occasione di cure odontoiatriche, sono esposti ad alcune problematiche che possono incidere sulla loro prognosi soprattutto in presenza di comorbilità (diabete, ipertensione, cardiopatia ischemica).

L’anestesia, il traumatismo chirurgico, il trattamento dell’ emorragia locale e la potenziale immissione di germi (batteriemia) costituiscono una speciale attenzione da parte dell’odontoiatra.

Di seguito si riportano alcuni consigli e indicazioni terapeutiche che il paziente affetto da cardiopatia deve osservare e conoscere in occasione delle cure dentarie.

Le indicazioni, raccolte dalla più recente bibliografia e dalle Linee Guida delle società scientifiche, non rappresentano una prescrizione ma uno strumento informativo per migliorare la comunicazione tra il cardiologo il paziente e il dentista.

L’anestesia locale dal dentista nel paziente cardiopatico (Dr.ssa AP Cangelosi)
La chirurgia odontoiatrica è considerata una chirurgia a basso rischio. Per il paziente cardiopatico che viene sottoposto ad anestesia locale occorre conoscere la sua storia clinica, la sua capacità funzionale, la terapia che assume. Cardiopatie rilevanti sono: l’angina pectoris attuale o pregressa, l’infarto miocardico pregresso o recente, lo scompenso cardiaco, le aritmie, storia di impianto di pacemaker o defibrillatore .

La terapia assunta dal paziente è importante perché può avere interazioni con gli anestetici.

Gli anestetici: che cosa sono e come agiscono:

Gli anestetici locali (mepivacaina, lidocaina) sono farmaci che bloccano la trasmissione dell’impulso nervoso. Il tempo di latenza e la durata dell’anestesia dipendono da diversi fattori (tipo di molecola, sede di inoculazione, dosaggio utilizzato).

Gli anestetici in generale inducono una inibizione del tono simpatico, con conseguente vasodilatazione e riduzione della pressione arteriosa sistemica. In particolare la vasodilatazione determina l’allontanamento del farmaco dal sito d’iniezione che può essere evitato associando un vasocostrittore (la mepivacaina non ha proprietà vasodilatatrici e non necessita del vasocostritore).

I vasocostrittori (il più comune epinefrina) sono importanti in odontoiatria in quanto l’anestetico da solo in genere non assicura una durata anestetica sufficientemente lunga. La presenza del vasocostrittore aumenta la durata dell’anestesia per: – una costrizione dei vasi che limita il flusso ematico dove è stata praticata l’anestesia; – un rallentamento dell’assorbimento dell’anestetico nel flusso ematico con conseguente diminuzione di rischio di una reazione tossica; – una concentrazioni più elevate dell’anestetico nel nervo con conseguente prolungamento della sua azione;
– una minimizzazione dell’emorragia nella sede di somministrazione, rivelandosi quindi utili negli interventi che prevedono sanguinamento.

Gli effetti del vasocostrittore sul sistema cardiovascolare sono un transitorio aumento dei valori pressori e tachicardia.

L’anestetico può potenziare l’effetto anti-ipertensivo degli ace- inibitori, (ramipril, perindopril); può interferire con i farmaci antiaritmici ( amiodarone, propafenone, verapamil). I beta-bloccanti (atenololo, bisoprololo, carvedilolo) prolungano l’effetto anestetico ma hanno un ruolo di protezione sul cuore e non andrebbero interrotti. Un’efficace anestesia riduce la reazione adrenergica scatenata dal dolore e dalla paura. In conclusione, le soluzioni anestetiche oggi in commercio sono considerate efficaci e sostanzialmente sicure, compatibilmente al quadro clinico generale del paziente.
Raccomandazioni sulle cure dentarie nel paziente cardiopatico (Dr. M. Cipriani)
Interventi odontoiatrici “semplici” (estrazione di uno o due elementi dentari, chirurgia endodontica cure-canalari):

1) Pazienti in terapia antiaggregante piastrinica: cardioaspirina (ASA), ticlopidina (Tiklid), clopidogrel (Plavix). Non c’è alcuna necessità di sospendere la terapia. Gli studi che hanno valutato gli effetti dell’aspirina somministrata a dosi antiaggreganti sul sanguinamento in seguito ad estrazione dentaria non hanno evidenziato alcun aumento del rischio di complicanze emorragiche.

2) Pazienti in terapia anticoagulante orale TAO (coumadin,sintrom). Non è necessario interrompere la terapia. Tale indicazione è estesa anche ai nuovi anticoagulanti orali (dabigatran, rivaroxaban) che non necessitano di monitoraggio INR (Internazional Normalized Ratio).

Si consiglia che l‘INR (Misura internazionale del grado di coagulazione del sangue) in caso di TAO, venga verificato il giorno prima della procedura e sia inferiore a 3 e che vengano adottati gli accorgimenti consigliati (acido tranexamico locale, punti di sutura, ecc.); è inoltre prudente che, in questi casi, gli interventi vengano eseguiti in mattinata e si eviti la seduta del “fine settimana”. Può essere utile, dopo l’estrazione, effettuare compressione locale con garze imbevute di acido tranexamico e sciacqui con lo stesso farmaco.

Consigli utili dopo la procedura per la gestione “domiciliare” della ferita. Per aiutare la formazione di un coagulo stabile e ridurre il rischio di risanguinamento nel postoperatorio, è consigliabile: – non sciacquare la bocca nelle prime 24 ore e non “tormentare” il coagulo con la lingua; – non bere liquidi caldi (bevande o brodo) né masticare cibi solidi per il resto della giornata; – nei giorni successivi evitare di masticare dalla parte della ferita. Inoltre: se il sanguinamento non dovesse arrestarsi o dovesse, nonostante tutto, riprendere, il paziente dovrà applicare una compressione sulla ferita con un tampone di garza o un fazzoletto pulito, tenendolo premuto per almeno 20 minuti.

Se il provvedimento dovesse risultare inefficace, si raccomanda di ricontattare l’ambulatorio per una visita urgente. – il paracetamolo, non interferendo con l’aggregazione piastrinica, può essere considerato l’analgesico di scelta da impiegare in caso di dolore postoperatorio.
I pazienti in doppia antiaggregazione (ASA + clopidogrel, ASA + ticlopidina, ASA + prasugrel) prevista dopo una procedura di angioplastica ed impianto di STENT, sono di regola ad elevato rischio aterotrombotico (trombosi intrastent) e la sospensione di uno o di entrambi i farmaci è fortemente sconsigliata nei primi 6 -12 mesi.

La chirurgia minore, la pulizia dentaria e l’estrazione dentaria possono essere condotte senza nessuno o con minimo rischio di incorrere in sanguinamenti o possono essere post-datate al termine del periodo di trattamento antipiastrinico.

Se l’odontoiatra valuta che il rischio emorragico sia tale da non consentire il mantenimento della TAO, l’eventuale sospensione del farmaco dovrebbe essere concordata con il medico di riferimento del paziente.

Per i pazienti portatori di protesi valvolari cardiache è consigliabile la consulenza/ parere del cardiologo curante. Uno degli elementi che favorisce il sanguinamento è rappresentato dalla flogosi parodontale.

E’ consigliabile pertanto, in particolare nei pazienti anticoagulati o anti-aggregati, adottare provvedimenti atti a ridurre la flogosi nei giorni che precedono l’intervento.