Uno degli obiettivi clinici più difficili da ottenere in chirurgia implantare è la preservazione dei tessuti duri e molli in seguito alla perdita di uno o più elementi dentari.

Dal punto di vista chirurgico, le moderne linee guida suggeriscono che l’adeguata simmetria e morfologia dei tessuti molli possono essere ottenuti mediante il corretto posizionamento tridimensionale dell’impianto, in modo da ottenere un profilo d’emergenza corretto del futuro restauro protesico.

Si è pensato che l’inserimento di impianti postestrattivi potesse mantenere il profilo dei tessuti molli, preservare la dimensione ossea, ridurre al minimo il periodo di edentulia e il tempo totale di trattamento.

Anche in seguito all’estrazione di elementi dentali con processi infettivi cronici periapicali il posizionamento di impianti post- estrattivi si è dimostrata una tecnica predicibile e ben documentata.

Tuttavia studi più recenti hanno messo in discussione la possibilità che l’inserimento di impianti post-estrattivi possa prevenire il riassorbimento osseo.

L’inserimento di impianti postestrattivi comporta quasi sempre una discrepanza tra impianto e sito alveolare.

L’attesa della guarigione dell’alveolo comporta processi di riassorbimento e di apposizione osseo, dove il primo prevale sul secondo.

Per ridurre questa problematica si consiglia di eseguire sempre una rigenerazione del sito.

Gli impianti postestrattivi presentano vantaggi e svantaggi, oggi è considerata una procedura chirurgica più complessa rispetto all’Implantologia standard.

I principali fattori analizzati sono:

1. stabilità dei tessuti molli perimplantari;
2. spessore osseo vestibolare;
3. siti infetti alveolari;
4. posizione impiantare;
5. spazio perimplantare

La comunità scientifica è concorde nell’affermare che lo spessore osseo vestibolare di almeno 2 mm è determinante per assicurare l’adeguato supporto dei tessuti molli ed evitare il riassorbimento della corticale vestiibolare.

È possibile pensare che nel caso di impianti post-estrattivi, per ottenere un risultato stabile a lungo termine, sia necessario avere uno spessore osseo vestibolare persino maggiore a quello desiderato in un sito guarito, in quanto l’alveolo post-estrattivo deve ancora subire processi di rimodellamento.

Spesso gli elementi dentali non più salvabili presentano processi infettivi periapiacali e/o malattia parodontale.

Come dimostrato da Novaes ed altri,  il posizionamento di impianti in siti con infezioni croniche non è controindicato se sono utilizzate tutte le misure per la pulizia alveolare e se è prescritta un’adeguata terapia antibiotica prima dell’inserimento implantare.

Tra gli svantaggi del postestrattivi immediato sono rappresentati dalla morfologia dell’alveolo post-estrattivo che può determinare la scorretta posizione implantare, dalla mancanza di stabilità primaria e dalla difficile gestione dei tessuti molli.

L’inserimento di impianti post-estrattivi comporta fattori di rischio che devono essere studiati al fine di ottenere buoni risultati estetici a lungo terminne.

Impianti posizionati vestibolarmente alla linea di congiunzione del margine cervicale degli elementi adiacenti hanno mostrato un’incidenza di recessioni tre volte maggiore rispetto a impianti posizionati 2 mm più palatali a questa linea.

Nella pratica clinica gli impianti post- estrattivi devono essere posizionati a livello della cresta ossea o leggermente sottocrestale, 3-4 mm apicalmente al margine gengivale.

L’innesto nello spazio tra impianto e cresta vestibolare è considerata una procedura clinica in grado di ridurre le variazioni dimensionali in seguito all’estrazione dentale, tuttavia non è in grado di prevenire completamente il riassorbimento osseo e garantire la stabilità dimensionale dei tessuti molli perimplantari.Per questo motivo il sovrariempimento del difetto osseo e l’innesto esterno vestibolare al sito trattato può rappresentare una valida alternativa terapeutica per ottenere adeguati volumi ossei attorno agli impianti per un risul- tato estetico ottimale.

Il concetto di distanza tra il margine implantare e la corticale vestibolare è di fondamentale importanza ed è il parametro diagnostico utile per guidare il clinico nella scelta della procedura chirurgica, Implantologia immediata e/o nella valutazione di una rigenerazione ossea e successiva Implantologia.